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Seminativi

Gestiamo più di 100 Ha di seminativi biologici

La conseguenza più appariscente della conversione ai metodi biologici di produzione riguarda le rotazioni delle colture nei seminativi. Dal 2000 abbiamo ripreso a praticare massicciamente le colture di leguminose diffuse fino alla fine degli anni ’60, quando ogni famiglia di mezzadri cercava di provvedere ai propri bisogni, a quelli degli animali e a quelli dei terreni con una variegata quantità di colture diverse. Il trifoglio, l’erba medica, la sulla ed il favino hanno la peculiarità di fissare l’azoto atmosferico, che rilasciano poi nel terreno con i residui colturali, a disposizione per la coltura di grano o di farro dell’anno successivo.

La scelta del biologico ha dato anche una spinta alla diversificazione colturale, grazie alla crescita delle filiere di trasformazione e commercializzazione che mettono in rapporto produttori e consumatori di prodotti biologici.

 Negli ultimi anni abbiamo sperimentato numerose colture, confrontando tra loro varietà industriali e varietà tradizionali. Operiamo su terreni di collina, con fertilità discrete ma non straordinarie, e negli ultimi anni ci siamo orientati verso poche colture, molto rustiche, come erba medica e sulla tra le leguminose, farro dicocco e farro spelta tra i cereali. Produciamo in azienda la maggior parte dei semi che usiamo.

La rusticità di queste colture significa che chiedono concimazioni basse o nulle, pur avendo rese discrete e spuntando prezzi interessanti. Questa combinazione, insieme all’autoproduzione dei semi, rende l’azienda più autonoma dai circuiti commerciali e industriali i cui interessi spesso prevalgono su quelli dell’agricoltura.

Son passati ormai quasi venti anni da quando siamo scesi dal treno dell’agricoltura convenzionale. Abbiamo raggiunto risultati produttivi non molto differenti da quelli degli anni ’90, anche perché ci sembra che le colture biologiche sopportino meglio i disagi climatici rispetto a quelle convenzionali. Per ultimo, ma non meno importante, operiamo in continuità con l’agricoltura contadina che ha coltivato queste terre nel passato ed è poi stata travolta dal progresso tecnico e dalle trasformazioni sociali degli anni ‘60.

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