Gli ettari coltivati a vigna sono arrivati dopo, con la fine della mezzadria e insieme alla diffusione dei trattori nella campagna toscana. Un ulteriore cambiamento c’è stato a metà degli anni’80, quando sono stati abbandonati gli obiettivi di quantità con cui erano stati progettati gli impianti a favore della ricerca di una qualità crescente della produzione: concimazioni meno spinte, sostituzione della tradizionale potatura ad archetto capovolto con quella meno produttiva del cordone speronato, vendemmie selettive. Infine gli impianti degli ultimi anni, nei quali siamo tornati alla potatura a guyot ed abbiamo scelto di confermare l’orientamento verso i vitigni toscani piuttosto che indirizzarci verso varietà internazionali come il merlot o il cabernet sauvignon. Unica eccezione lo chardonnay, che affianca la malvasìa bianca toscana nella produzione dello Sparèto.
Nei vigneti più recenti abbiamo piantato diversi cloni di sangiovese e vitigni rossi complementari (colorino, malvasia nera, ciliegiolo, foglia tonda, abrustine, pugnitello) per avere una scelta più ampia nella creazione dei nostri vini.
L’introduzione delle tecniche dell’agricoltura biologica dal 2001 è andata di pari passo con una maggiore attenzione nella gestione del vigneto. L’equilibrio fisiologico delle piante costituisce infatti un fattore indispensabile per operare con concimi organici più blandi di quelli chimici e con prodotti quali lo zolfo ed il rame, meno protettivi degli antiparassitari sintetici.
Raccogliamo l’uva a mano, con diversi passaggi di raccolta manuale, una tecnica che ci consente di portare in cantina uve sempre sane e con diversi livelli di maturità. Le prime uve ad essere raccolte vengono destinate ai vini più semplici, le seconde, più mature, ai vini che si affinano in bottiglia come il Chianti Superiore ed il Chianti Riserva.